Sarà incentrata sull’inquadramento clinico e le diagnosi differenziali delle neuropatie genetiche rare in età infantile la relazione della dr.ssa Isabella Moroni, direttore del nostro Corso sulla Malattia di Charcot-Marie-Tooth (CMT) che si svolgerà in modalità FAD sincrona i pomeriggi del 7, 14 e 21 ottobre.
Presentiamo qui in anteprima l’abstract dell’intervento della dr.ssa Moroni. Per il programma dettagliato del Corso, in collaborazione con Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Besta e l’Associazione ACMT-Rete, vi invitiamo a visitare il nostro sito.
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Inquadramento clinico e diagnosi differenziali delle CMT nell’età infantile
Con il termine di Malattia di Charcot-Marie-Tooth (CMT) si intende un ampio gruppo di neuropatie genetiche rare che hanno spesso esordio in età precoce e determinano rilevante compromissione e disabilità con riduzione della qualità di vita per i pazienti e per le loro famiglie.
I segni clinici caratterizzanti includono ipostenia delle estremità distali degli arti, inizialmente prevalente a quelli inferiori, associati a deformità articolari e disturbi di sensibilità; in alcune forme si evidenzia compromissione dei distretti prossimali, dei nervi cranici o del sistema nervoso centrale. Pertanto è estremamente importante riconoscere i segni clinici di neuropatia sin dalle età più precoci, e tenere presente le peculiarità specifiche di alcune forme, che includono anche il possibile coinvolgimento extraneurologico e la diversa incidenza in base all’origine geografica dei pazienti. Queste conoscenze sono fondamentali per indirizzare gli studi genetici appropriati e per avviare il monitoraggio e il trattamento delle complicanze.
La classificazione delle CMT si basa sulle caratteristiche delle alterazioni neurofisiologiche, che permettono di distinguere forme sensitivo-motorie demielinizzanti, assonali ed intermedie, o forme esclusivamente motorie e sensitivo-autonomiche. Le modalità di trasmissione includono condizioni dominanti (AD), X-linked e recessive (AR), queste ultime molto frequenti in età evolutiva, e che possono essere erroneamente considerate come forme sporadiche.
Negli ultimi anni la disponibilità delle tecniche avanzate di analisi genetica ha permesso l’identificazione di oltre 90 geni responsabili di CMT, ed attualmente è possibile definire in circa il 70 % dei casi il difetto specifico, indispensabile per fornire un’appropriata consulenza genetica ai familiari e offrire diagnosi prenatale per le successive gravidanze.
Gli studi multicentrici di storia naturale per le forme più rare hanno permesso di ampliare le conoscenze sulla loro evoluzione, e la validazione di scale di gravità e disabilità standardizzate per le diverse fasce di età pediatrica consente di avere a disposizione misure di outcome per la verifica di efficacia di trial terapeutici.
Isabella Moroni