Tele-riabilitazione e robotica in NPI: una nuova opportunità? - Fondazione Mariani
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Tele-riabilitazione e robotica in NPI: una nuova opportunità?

È questo il titolo dell’intervento che il dr. Enrico Castelli (Dipartimento di Neuroriabilitazione Intensiva e Robotica, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma) terrà al nostro XIII Corso di Genetica pediatrica “Disabilità complesse e bambini fragili: diagnosi, assistenza e ricerca” in programma a Firenze dal 19 al 21 aprile prossimi. Presentiamo qui l’abstract in anteprima.

Le iscrizioni al Corso sono aperte sul sito FM.
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Il recupero di una funzione, o il suo sviluppo, dopo una lesione cerebrale si ottiene grazie alla plasticità neuronale, la cui attivazione è determinata da specifici aspetti del comportamento, quali la motivazione, la richiesta di acquisizione di nuove abilità motorie, il loro impiego in contesti diversi, etc., non è il risultato di movimenti ripetitivi o del potenziamento muscolare. Per stimolarla è altrettanto importante il dosaggio (numero di richieste) e l’intensità (richieste per unità di tempo) del training.

Da alcuni anni dispositivi ad alta tecnologia si sono resi disponibili per finalità valutative, riabilitative e di sostituzione di funzioni non emendabili. I dispositivi robotici, sempre più spesso associati alla realtà virtuale e alla teleriabilitazione, sono in grado di fornire feedback multisensoriali e un supporto al movimento che si adattano in tempo reale alla performance del paziente, facilitando l’apprendimento di un più efficiente controllo motorio. Questi dispositivi, misurando costantemente la performance del bambino, ne permettono la valutazione oggettiva dei deficit e dei miglioramenti, consentendo al riabilitatore di procedere secondo i criteri dell’Evidence Based Rehabilitation.

Diverse meta-analisi hanno confermato l’efficacia dei trattamenti riabilitativi mediati da robot e/o dalla realtà virtuale, collocando tali sistemi tra gli strumenti a disposizione del riabilitatore. Essi, inseriti nel programma riabilitativo del paziente, consentono training in grado di attivare la plasticità cerebrale. La loro integrazione nel programma riabilitativo individuale del paziente ne potenzia ulteriormente l’efficacia.

E. Castelli

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